Technology Acceptance Model

Il tema del lavoro da remoto è particolarmente diffuso in questo periodo. L’attuale diffusione del virus COVID-19 ha portato (e poi obbligato), sempre più aziende ed istituzioni ad affidarsi ad una poco sperimentata, almeno in Italia, modalità di lavoro. 

Ma ci si è soffermati a pensare cosa ne pensassero i lavoratori?

La risposta è ovviamente no, per due motivi: 

  1. il primo, è che non c’era possibilità di scelta, soprattutto nei mesi tra marzo e giugno. Il lavoro da casa era un obbligo per la propria e altrui salute. 
  1. Ma un altro motivo è che il telelavoro non era così diffuso in Italia da dover chiedere l’opinione ai lavoratori.

Sono una dottoranda di ricerca in psicologia, e come tale, ho dovuto scegliere una serie di argomenti su cui focalizzarmi nei miei studi. Il mio argomento principale è l’accettazione della tecnologia nei lavoratori. Questo è il bello del dottorato di ricerca, soprattutto in psicologia del lavoro: non sai mai quando la tua attività, a volte così teorica, possa dare informazioni preziose anche per la vita quotidiana.

Il modello dell’Accettazione della Tecnologia di Davis (1989), uno dei modelli più diffusi e utilizzati nell’ambito della tecnologia nei luoghi di lavoro, afferma che ci siano due fattori in particolare che vanno a influenzare i nostri atteggiamenti verso le tecnologie e le nostre intenzioni. Questi fattori sono:

  • la percezione di utilità, ossia quando pensiamo che una tecnologia possa esserci utile per svolgere il nostro lavoro o raggiungere il nostro obiettivo, 
  • la percezione di facilità d’uso, ossia quando crediamo che lo strumento preso in considerazione sia facile da usare e che quindi ci porti facilmente a raggiungere i nostri obiettivi. 

Bene, quando le nostre percezioni sono positive, siamo più portati ad avere un atteggiamento positivo, come un’apertura, verso quella tecnologia. Allo stesso tempo, se abbiamo un atteggiamento positivo, saremo anche più predisposti e intenzionati ad utilizzarlo. 

Questo però non basta: ci sono state successive ricerche che hanno mostrato come altri fattori vadano a influenzare queste nostre percezioni di facilità d’uso e di utilità e di conseguenza, la nostra intenzione di utilizzare gli strumenti tecnologici. 

Un esempio? Il supporto organizzativo (Park, Rhoads, Hou and Lee, 2014). Ebbene, se percepisco che la mia azienda è favorevole a una certa innovazione, mi supporta nella transizione verso l’adozione di una nuova tecnologia beh, sarà anche io più ben disposto! Un altro elemento è l’auto-efficacia (Nikou, & Economides, 2019; Hausberg, Hülsdau, Moysidou, Teuteberg, 2017). Si, perché se io mi ritengo capace di svolgere un determinato compito utilizzando quella tecnologia, la percepirò come più semplice da utilizzare e quindi sarà più bendisposto nei confronti del suo utilizzo. 

Non ho finito, ce ne sarebbero ancora, come l’apertura al cambiamento (Talukder, 2012), il livello di innovazione personale (Harle, Gruber & Dewar, 2014), e altri ancora…

Diciamo che sono tanti gli elementi che vanno presi in considerazione prima di inserire una rivoluzione tecnologica come questa. 

Ovviamente non c’è stato tempo di farlo durante questa pandemia, ma si può pensare come organizzarsi per la prossima volta. 

Se l’azienda fosse consapevole di queste percezioni,  se fosse cosciente che il proprio supporto ha un ruolo così importante nell’adozione delle nuove tecnologie  forse sarebbe più attenta ai propri commenti e alle proprie iniziative. 

Certo, perché se un’innovazione non è ben accetta, causa insoddisfazione e l’insoddisfazione del lavoratore di solito porta (almeno) a tre esiti, tutti funesti: il primo è lo stress, che può causare numerosi danni alla salute psico-fisica dei lavoratori; il secondo, è il calo della performance, e non c’è bisogno di spiegare cosa causi nell’azienda; l’ultimo poi è il turnover. Il turnover semplicemente è quando un dipendente decide di volare per altri lidi, cambiare azienda. Sono sicura che tanti commenteranno “beh, ma ci sono tante persone che prenderebbero il suo posto!”. Sicuramente…

Solo che una nuova persona di solito vuol dire nuove spese, in primis per la sua formazione, investimenti di tempo in cui la persona non potrà comunque rendere al 100%.

Che dire, una cosa che sembra banale come l’introduzione di un’innovazione tecnologica, richiederebbe invece un pensiero profondo e una progettazione razionale, che può sembrare eccessiva, ma invece può portare solo a risultati positivi. 

Bibliografia

Davis, F. D. (1989). Technology Acceptance Model: TAM. Al-Suqri, MN, Al-Aufi, AS: Information Seeking Behavior and Technology Adoption, S, 205-219.

Harle, C. A., Gruber, L. A., & Dewar, M. A. (2014). Factors in medical student beliefs about electronic health record use. Perspectives in Health Information Management11(Winter).

Hausberg, J., Hülsdau, M., Moysidou, K., & Teuteberg, F. (2017). Employees’ Adoption of Workplace Innovations. INFORMATIK, 1399-1411.

Nikou, S. A., & Economides, A. A. (2019). Factors that influence behavioral intention to use mobile‐based assessment: A STEM teachers’ perspective. British Journal of Educational Technology50(2), 587-600.

Park, N., Rhoads, M., Hou, J., & Lee, K. M. (2014). Understanding the acceptance of teleconferencing systems among employees: An extension of the technology acceptance model. Computers in Human Behavior39, 118-127.

Talukder, M. (2012). Factors affecting the adoption of technological innovation by individual employees: An Australian study. Procedia-Social and Behavioral Sciences40, 52-57.

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