La Giornata della Memoria ai tempi del COVID-19: gli effetti della pandemia sui sopravvissuti all’Olocausto

L’anno 2020 sarà difficile da dimenticare (anche il 2021 promette bene).

Situazioni completamente nuove, paura e incertezza per il futuro, distanze imposte (a ragione) per difenderci dalla terribile diffusione del virus COVID-19.

Ma oggi, nella Giornata della Memoria, è impossibile non volgere il nostro pensiero e il nostro rispetto verso coloro che, prima di questa pandemia, hanno affrontato altre tragedie.

Sappiamo bene che una delle fasce della popolazione più a rischio di sviluppare complicanze derivate dal COVID-19 sono proprio gli anziani.

Il virus si pone come più violento e distruttivo su over 65, ancora più con patologie pregresse che vengono aggravate dall’attacco del COVID-19. 

Dalla letteratura scientifica, risulta che gli anziani potrebbero essere anche la fascia più a rischio dal punto di vista emotivo (Wu, 2020).

Che dire allora di coloro che nella loro vita hanno affrontato anche l’Olocausto?

Ripercorriamo cosa è successo durante la pandemia:

  • Le persone anziane sono state invitate a non uscire di casa fin dall’inizio della diffusione del virus.
  • Anche dopo l’alleggerimento delle prime misure, il consiglio per loro era di muoversi il meno possibile, proprio in virtù della loro vulnerabilità.
  • Per non parlare degli anziani alloggiati in residenze: i contatti con il mondo esterno, con i famigliari è stato (ed è ancora) annullato.

Cohn-Schwartz, Sagi e Bachner (2020) nel loro articolo “The Coronavirus Pandemic and Holocaust Survivors in Israel” hanno sottolineato come l’isolamento sociale prolungato, a cui son più sensibili gli anziani, può portare a sviluppare sintomi legati a:

  • depressione
  • ansia
  • perdita di capacità funzionali
  • declino cognitivo (Armitage & Nellums, 2020; Brooke & Jackson, 2020)
Inoltre, i sopravvissuti all’Olocausto potrebbero essere ancora più vulnerabili poiché l’isolamento e la paura potrebbero far riaffiorare ricordi traumatici.

Un esempio riportato dagli autori è come le misure adottate durante lockdown possano essere associate con le restrizioni in tempo di guerra, ai ghetti e ai campi (Reuters, 2020). L’isolamento invece potrebbe elicitare sentimenti di incertezza e impotenza, essendo nuovamente dipendenti dagli altri per il cibo e le medicine (Roth, 2020).

Se da una parte però la ricerca indica i sopravvissuti come più vulnerabili, altrettanti studi definiscono i sopravvissuti all’Olocausto, e altri eventi traumatici, come resilienti.

È infatti vero che oltre a mostrare sintomi di psicopatologie o di disturbo post traumatico da stress, molti anziani non differiscono in verità dai loro coetanei per soddisfazione, funzioni cognitive e salute fisica!

Come sottolineato da una ricerca di circa un decennio fa, essere sopravvissuti all’Olocausto nei primi anni della propria vita può allo stesso tempo sensibilizzare che tamponare verso le future avversità: i sopravvissuti mostrano sia una resilienza generale che delle vulnerabilità specifiche (Shrira, Palgi, Ben-Ezra, & Shmotkin, 2010). Alcuni di loro si vedono altresì come esempi di resilienza e sottolineano come non ci sia paragone tra il momento attuale e quanto subito in tempo di guerra.

Quindi, quali possono essere le misure da adottare per evitare che la pandemia lasci segni indelebili sugli anziani e in particolare sui sopravvissuti dell’Olocausto?

  • Un primo passo potrebbe essere quello di non considerarli più solo come una fascia debole, maggiormente vulnerabile a causa delle proprie problematiche e patologie, fisiche e mentali, ma bensì come persone con grandi risorse personali e abilità.
  • Le strategie più utili sono sicuramente interventi con approcci strengths-based (nell’ambito della psicologia positiva, gli intervento strengths-based si basano su processi di valutazione e promozione delle risorse e dei punti di forza delle persone, che diventano attivi nell’identificare come tali risorse possano essere di aiuto nell’affrontare le difficoltà), che incoraggino i sopravvissuti a ottimizzare le proprie abilità e risorse per promuovere la loro capacità di affrontare, ancora una volta, un’avversità di portata mondiale.

Non sappiamo ancora con certezza quali saranno le conseguenze della pandemia sulla nostra salute mentale (in effetti alcune si, vedi https://wordpress.com/post/thebrainsalad.com/383 ), sappiamo solo che ci saranno.

Questo momento storico ha lanciato una sfida alla psicologia e al mondo della ricerca, sollevando diversi punti di riflessione. Saranno tempi duri e ci vorrà l’impegno e l’aiuto di tutti per poterlo superare, minimizzando i danni e massimizzando l’apporto delle risorse possedute.

Il punto che ci sentiamo di sollevare noi, è di non limitarsi a ricordare in date prestabilite, fare del nostro passato, della storia, un riferimento, a volte per come ci si deve comportare in futuro, a volte per ricordarci gli orrori attraverso cui siamo passati e da non ripetere mai più.

Allo stesso tempo, ricordiamoci e consideriamo nelle nostre prospettive future le persone che hanno fatto e che sono esse stesse la nostra storia.

Bibliografia

Armitage, R., & Nellums, L. B. (2020). COVID-19 and the consequences of isolating the elderly. Lancet Public Health, 5, e256. http://dx.doi.org/ 10.1016/S2468-2667(20)30061-X

Brooke, J., & Jackson, D. (2020). Older people and COVID-19: Isolation, risk and ageism. Journal of Clinical Nursing. Advance online publication. http://dx.doi.org/10.1111/jocn.15274

Cohn-Schwartz, E., Sagi, D., O’Rourke, N., & Bachner, Y. G. (2020). The coronavirus pandemic and Holocaust survivors in Israel. Psychological Trauma: Theory, Research, Practice, and Policy12(5), 502.

Reuters. (2020, April 21). The loneliness of the long- distance Holocaust survivor. Haaretz. Retrieved from https://www.haaretz.com/worldnews/ wires/1.8787145.

Roth, A. (2020, April 21). Here we are, Holocaust survivors, caged once again. Haaretz. Retrieved from https://www.haaretz.com/opinion/

Shrira, A., Palgi, Y., Ben-Ezra, M., & Shmotkin, D. (2010). Do Holocaust survivors show increased vulnerability or resilience to post-Holocaust cumulative adversity? Journal of Traumatic Stress, 23, 367–375. http:// dx.doi.org/10.1002/jts.20524.

Wu, B. (2020). Social isolation and loneliness among older adults in the context of COVID-19: a global challenge. Global health research and policy5(1), 1-3.

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