Le bugie avranno anche le gambe corte ma sul web hanno addirittura le ali! Prendono il più accattivante nome di fake news e molto spesso riescono a rubare la scena alla verità. Direi che nel mondo virtuale le bugie hanno proprio trovato il loro habitat naturale. Che siano strampalate bufale o deliberati atti di disinformazione poco importa, la fanno da padrona e costringono l’informazione ad essere solamente una voce nel coro.
Con lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, dal caro vecchio web ai social media, la quantità di informazioni a cui siamo esposti ha raggiunto un livello fuori controllo. Tutto sommato è una buona cosa! La conoscenza è a un click di distanza, generalmente verso Wikipedia, e l’informazione viaggia velocissima arrivando al lettore in tempo reale. Ormai, nell’era dell’informazione l’ignoranza è una scelta!
Tutto molto vero, se non fosse che “Internet ha dato diritto di parola agli imbecilli”. Lo dice Umberto Eco, premio Nobel, tra le altre cose. E forse il problema sta proprio lì. In un coro di mille opinioni diverse non è possibile che tutti abbiano ragione. Tocca a noi valutare a chi credere.
Fortunatamente, nel nostro consumo di informazioni quotidiano, siamo ancora “costretti” a valutare un’informazione per volta. A meno di non riuscire a leggere due frasi contemporaneamente, le notizie vengono processate una dopo l’altra. Inoltre, il nostro cervello non crede a tutto quello che sentiamo.Messa così sembra quasi impossibile che le fake news trovino anche solo un credulone che gli vada dietro.
La sfortuna è che valutare se una notizia sia vera o falsa richiede fatica. Non molta fatica, intendiamoci, ma se moltiplicata per il milione di notizie a cui siamo esposti quotidianamente, non sembra poi così poca! Se ci soffermiamo sul numero di notizie sembra impossibile riuscire a valutare criticamente ogni informazione che riceviamo. Come al solito, la verità sta nel mezzo.
Siamo molto efficienti nello scrutinare le informazioni quando abbiamo tempo di farlo e siamo freschi e riposati. Mentre prendiamo un abbaglio dopo l’altro se dobbiamo valutare le informazioni mentre siamo distratti, stanchi, o semplicemente non abbiamo voglia.
La riprova si trova nella scoperta che le persone più inclini al ragionamento analitico siano più abili a distinguere le fake news dalle notizie attestate mentre le persone più pigre o più portate al giudizio intuitivo risultino più carenti in questo compito. Due ricercatori di Yale, Gordon Pennycook (oggi University of Regina, Canada) e David Rand (oggi MIT, USA) hanno chiesto a quasi 3.500 volontari di destreggiarsi nel compito di separare fake news da notizie reali basandosi soltanto sul titolo dell’articolo. Inoltre, i partecipanti, prima di cimentarsi nella caccia alla fake news, sono stati sottoposti al Cognitive Reflection Test, una procedura che riesce a quantificare la propensione al ragionamento analitico piuttosto che a “seguire l’istinto”. I risultati hanno confermato che i più pigri e istintivi cadevano vittima delle fake news mentre solo i più analitici pronti a sforzarsi di valutare la bontà della notizia riuscivano nell’impresa. Questo risultato è una ventata di nuova speranza! In sostanza, se siamo pronti a ragionarci su davvero, possiamo capire se la notizia che stiamo leggendo è vera o meno.
È scientificamente provato che chi si sofferma a ragionare può capire che sta leggendo qualcosa di non vero. Ora sta a noi accendere il cervello iniziare e ignorare queste bufale. Così facendo, riusciremo a limitare la diffusione delle fake news rendendo più semplice il compito del prossimo lettore. I più fatalisti di voi non crederanno che possiamo davvero ridurre il rapporto tra fake news e informazione “buona” e magari si lamenteranno della presenza di bot (account social che condividono notizie automaticamente). Ma la ricerca ha pensato anche a voi! Un’analisi dettagliata della diffusione di 126 mila notizie fake e veritiere, che tra il 2006 e il 2017 sono state condivise più di 4.5 milioni di volte da circa di 3 milioni di utenti ha dimostrato che “contrariamente all’opinione popolare, i bot hanno accelerato la diffusione di notizie vere e false in ugual misura, implicando che le fake news si diffondono più velocemente delle notizie veritiere perché gli utenti umani, non i bot, sono più portati a diffonderle”. Questa sentenza che arriva dalle pagine di Science, non concede alcun appello. Le bugie hanno le gambe corte e, se arrivano lontano, è perché siamo noi a portarcele. Com’è sempre stato anche prima dell’avvento di Internet.
Il Messaggero https://www.ilmessaggero.it/societa/persone/umberto_eco_attacca_social_network_imbecilli-1085803.html (20 Gennaio 2021).
Pennycook, G., & Rand, D. G. 2019. Lazy, not biased: Susceptibility to partisan fake news is better explained by lack of reasoning than by motivated reasoning. Cognition, 88, 39-50.
Vosoughi, S., Roy, D., & Aral, S. 2018. The spread of true and false news online. Science, 359(6380), 1146-1151.