Oggi, venerdì 2 Aprile, Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo, ci piacerebbe dare il nostro contributo rispetto a un tema che spesso viene accantonato, quando si parla di disabilità e soprattutto di disturbo dello spettro dell’autismo:
IL LAVORO
Come sottolinea la nostra Costituzione all’articolo 4, il lavoro ricopre un ruolo fondamentale nel promuovere il benessere delle persone: non senza motivo viene infatti considerato come una delle attività fondamentali dell’essere umano.
Il lavoro non è necessario esclusivamente per la sopravvivenza “materiale”, ma anche per appagare molti bisogni umani basilari, tra cui il bisogno di
- avere un tempo strutturato
- un obiettivo da perseguire
- dei contatti sociali
- uno status sociale.
L’appagamento di tali bisogni contribuisce a mantenere il benessere della persona, e di conseguenza, la sua salute mentale. Alcuni studi hanno mostrato che la mancanza di un lavoro può causare stress e malessere (Vornholt et al., 2013, pg 463).
Le persone disoccupate infatti, tendono ad avere una probabilità più alta di sviluppare depressione, disturbi d’ansia, abuso di sostanze stupefacenti ed alcool. Inoltre, queste persone possono mostrare di avere minori livelli di autostima e di Qualità di Vita (Burke, Bezyak, Fraser, Pete, Ditchman & Chan, 2013, pg 22).
Purtroppo, alle persone con disabilità viene riconosciuta una minor partecipazione alle attività di lavoro e alla vita economica del proprio paese, e in particolare alle persone con disturbo dello spettro dell’autismo (Autism Spectrum Disorder- ASD), hanno un tasso di occupazione ancora più basso.
Se il lavoro è un fattore positivo che incrementa il benessere, fisico e psichico, sicuramente la disoccupazione, anche nelle persone con disabilità, non può che portare a malessere, diminuzione della Qualità di Vita, aumento dell’isolamento sociale, e risvolti negativi, anche per la società: trascurando il valido contributo potenziale dei lavoratori con ASD si assiste a una perdita di produttività: (Nicholas, Attridge, Zwaigenbaum & Clarke, 2015, pg 235).
Fermo restando che le persone con una diagnosi di ASD dovrebbero avere gli stessi diritti e benefici del resto della popolazione (come peraltro viene indicata dalle diverse produzioni normative, come la Carta dei diritti delle Persone con autismo), il lavoro permette di beneficiare di un’entrata economica che può essere usata per il proprio mantenimento materiale, oltreché perseguire i propri interessi.
Il lavoro crea uno “spazio” utile per la promozione della propria dignità personale, ed è stato dimostrato che migliora la vita delle persone con ASD, stimolando e mantenendo le prestazioni cognitive, e dal punto di vista sociale ed economico, porta ad avere una minor dipendenza dallo Stato e a versare contributi attraverso le tasse.
Ovviamente ci sono alcune barriere legate all’inserimento lavorativo delle persone con ASD.
Alcune sono correlate alle loro difficoltà e peculiarità: ad esempio, generalmente fanno fatica a gestire gli imprevisti, non solo a loro agio in contesti particolarmente confusionari e rumorosi e tendono ad avere difficoltà nel comunicare con colleghi e superiori. Accanto a questi ostacoli, ve ne sono altri che però sono legati agli atteggiamenti dei datori di lavoro e dei colleghi. Spesso i superiori non hanno una conoscenza precisa dell’ASD, non sanno quali possono essere le difficoltà dell’inserimento lavorativo e invece i benefici; non sono consapevoli degli sgravi fiscali e sono convinti che assumere una persona con disabilità e/o con ASD sia più un costo che altro. I colleghi per contro, sono spaventati rispetto al presunto onere di lavoro che dovranno accollarsi “a causa” dei lavoratori con ASD e non si sentono a loro agio con loro, viste anche le loro evidenti difficoltà e peculiarità comportamentali e/o comunicative.
In realtà, diverse ricerche mostrano come dopo aver avuto un’esperienza di inserimento lavorativa di persone con ASD, i datori di lavoro in particolare siano soddisfatti di questo e si dicono pronti a ripetere tale esperienza (Morgan &Alexander, 2005).
I lavoratori con ASD, infatti, mostrano diversi punti di forza, che sono in particolar modo l’affidabilità, la precisione, la capacità di eccellere in compiti in cui gli altri lavoratori sono meno bravi, come quelli caratterizzati da ripetitività e grande attenzione (Jacob, et al, 2015).
Buona parte di queste barriere, sia personali che legate all’ambiente di lavoro, potrebbero essere risolte. Come?
- Utilizzando una scheda di profilo specifica per i candidati con ASD, compilata anche con l’ausilio di professionisti, come lo psicologo, lo psichiatra ecc, utile a chiarire quali sono i propri desideri, i propri interessi, le proprie abilità e le proprie difficoltà (con le relative soluzioni), in modo che il datore di lavoro possa leggere chiaramente quali potrebbero essere i vantaggi e gli ostacoli verso l’inserimento lavorativo, valutando quindi il da farsi (Paganin, Sommovigo, Panisi, Politi, & Argentero, 2019; Paganin, Sommovigo, Panisi, Politi, & Argentero, 2018; Panisi, et al., 2017).
- Aumentare l’accesso alle informazioni legate a sgravi fiscali, incentivi e accomodamenti ragionevoli, in modo da scardinare il preconcetto che assumere una persona con disabilità e/o ASD sia più una spesa che altro;
- Organizzare incontri di formazione per i datori di lavoro e i colleghi, in modo da renderli consapevoli di quali siano le effettive difficoltà di queste persone, ma soprattutto mettere in luce i vantaggi e i punti di forza, anche in campo lavorativo.
- Durante le prime fasi dell’inserimento lavorativo, affiancare sia al candidato con ASD che al superiore e ai colleghi, una figura che accompagni questo delicato periodo iniziale, offrendo supporto anche nei fisiologici momenti di difficoltà e aiuti a trovare delle soluzioni alternative in caso di problematiche.
Sicuramente non basta parlare solo una volta all’anno dei diritti delle persone con ASD e con disabilità in generale. Occorre che gli sforzi di tutte le persone, associazioni, enti e strutture che si battono quotidianamente per vedere ascoltate le voci di queste persone siano ripagati: e questo è quello che ci auspichiamo, nel più breve tempo possibile.
BIBLIOGRAFIA
Burke, J., Bezyak, J., Fraser, R. T., Pete, J., Ditchman, N., & Chan, F. (2013). Employers’ attitudes towards hiring and retaining people with disabilities: A review of the literature. The Australian Journal of Rehabilitation Counselling, 19(1), 21-38.
Jacob, A., Scott, M., Falkmer, M., & Falkmer, T. (2015). The Costs and Benefits of Employing an Adult with Autism Spectrum Disorder: A Systematic Review. PloS one, 10(10), e0139896.
Nicholas, D. B., Attridge, M., Zwaigenbaum, L., & Clarke, M. (2015). Vocational support approaches in autism spectrum disorder: A synthesis review of the literature. Autism, 19(2), 235-245.
Morgan, R. L., & Alexander, M. (2005). The employer’s perception: Employment of individuals with developmental disabilities. Journal of Vocational Rehabilitation, 23(1), 39-49
Paganin G. (2019). Il Curriculum Vitae come strumento per valorizzare la diversità. Convegno “Riconoscere e valorizzare la diversità”, World Bioethics Day, ICS Maugeri Torino
Paganin G. Sommovigo, V., Panisi, C., Politi, P., & Argentero, P. (2019). Work inclusion of people with disabilities: arrangements for the presentation of candidates. A pilot study. In Book of abstract di EAWOP- European Association of Work and Organizational Psychology, pg. 2082.
Paganin G., Sommovigo, V., Panisi, C., Politi, P., & Argentero, P. (2018). Work inclusion of people with disabilities: arrangements for the presentation of candidates with autism. A pilot study. In II INTERNATIONAL CONFERENCE “Healthier societies fostering healthy organizations a cross-cultural perspective”, University of Florence.
Panisi, C., Sommovigo, V., Paganin G., Mosconi, G., Viscardi, B., Marchini, S., Argentero, P., & Politi, P. (2017). Progetto TANGRAM: possibile interfaccia tra il lavoratore con autismo e il mondo delle imprese. In Atti di congresso – Conferenza Internazionale “Lavoro dignitoso, equità e inclusione: password per il presente e il futuro”, pg. 44. Università degli Studi di Padova.
Vornholt, K., Uitdewilligen, S., & Nijhuis, F. J. (2013). Factors affecting the acceptance of people with disabilities at work: a literature review. Journal of occupational rehabilitation, 23(4), 463-475.