Buon primo maggio, festa del (tele)lavoro!

Oggi è il 1 Maggio ed è impossibile non parlare di lavoro, anche se in quest’ultimo anno è un po’ cambiato il modo in cui stiamo lavorando.

Lo hanno chiamato in molti modi: lavoro da remoto, homeworking, telelavoro, lavoro a distanza, smartworking (meh!)… Ma in sostanza, rimane quell’attività che, dopo il sonno e il riposo, occupa la fetta più grande del nostro tempo e della nostra giornata.

Per alcuni è una benedizione, per altri una tortura. Alcuni vogliono lasciare il lavoro che hanno e altri farebbero carte false per averne uno. Da qualsiasi prospettiva e punto di vista, il lavoro è importante e ancora più importante sarebbe che il lavoro contribuisse, oltre alla sopravvivenza materiale, anche al benessere psico-fisico della persona, alla propria soddisfazione di vita!

Negli ultimi tempi si è affacciato un termine sempre più usato (o abusato), che è zoom fatigue. Per zoom fatigue si intende una serie di sintomatologie fisiche e mentali che sono connesse all’uso eccessivo di piattaforme di videoconferenza. Gli studi a riguardo sono ancora pochi (stay tuned!), ma c’è un certo consenso sull’individuazione dei sintomi e delle cause di questo “affaticamento da video conferenza”.

Alcuni tra questi sintomi sono:

  • Sintomi fisici: mal di testa, mal di schiena, offuscamento e affaticamento della vista, dolori muscolari, disturbi dell’apparato digerente, difficoltà a dormire, ecc
  • Sintomi psicologici: difficoltà di concentrazione, irritabilità, aggressività, sensazioni di esaurimento, ansia, ecc…

Questi sintomi psico-fisici hanno poi inevitabili conseguenze sulla produttività, sulla performance e sulla soddisfazione dei lavoratori. Ma perché insorgono queste sintomatologie?

  • La visione a griglia delle videoconferenze causa un sovraccarico cognitivo ed emotivo, cerchiamo di tener sotto controllo le espressioni di tutti, di carpire segnali non verbali (difficilissimi da interpretare da uno schermo), che ci diano informazioni su come sta procedendo la riunione o su come stanno valutando il nostro intervento;
  • Per contro, il fatto di vedere noi stessi nello schermo ci fa concentrare sulla nostra immagine, in modo da essere sicuri da riuscire a esprimere (o nascondere) quel che stiamo pensando: interesse, noia, agitazione, irritazione;
  • Le nostre postazioni, soprattutto a casa, non sono sempre ergonomiche (io lavoro sul tavolo da pranzo!). Questo ovviamente causa anche problematiche muscolo-scheletriche, che vanno ad aumentare la probabilità di avere mal di schiena, mal di collo, dolori articolari vari. Inoltre, capita molte volte di essere troppo vicini allo schermo, avere l’illuminazione sbagliata sia del monitor che dell’ambiente e questo causa affaticamento alla vista, arrossamento degli occhi, mal di testa, ecc.;
  • Spesso si passa da una videoconferenza all’altra, senza tempo di staccare un attimo la nostra attenzione dal monitor. Inoltre, questo enorme numero di riunioni programmate impedisce di portare avanti il proprio lavoro, spingendoci a lavorare sempre di più al di fuori del “canonico” orario d’ufficio, causando quindi un sovraccarico, anche lavorativo!

Questi sono solo alcune delle cause e degli effetti negativi dell’utilizzo massiccio di questi programmi. La questione è che sono diventati indispensabili e soprattutto, se utilizzati con parsimonia e con alcuni accorgimenti, possono essere di grande aiuto per le aziende e soprattutto per i lavoratori. Sono diversi infatti i vantaggi del lavoro da casa, quale una maggiore flessibilità e autonomia, la possibilità di conciliare diversi impegni, anche personali, la possibilità di limitare gli spostamenti e l’inquinamento. Ovviamente, tutto dipende dalla situazione personale di ognuno, questa modalità di lavoro non è adatta a tutte le persone e tutte le mansioni!

Dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro, ci sono alcuni accorgimenti che le aziende, i leader, i manager possono mettere in campo per evitare l’insorgenza di queste sintomatologie:

Limitare l’utilizzo di questi programmi: è sempre necessario utilizzare queste piattaforme? A volte non ci si può sentire via telefono?

Le riunioni, anche in presenza, a volte tendono a durare più del dovuto: è proprio necessario o si può evitare quella digressione sulla marca delle matite usate in azienda?

Programmazione: il fatto che si è a casa, che si usano queste piattaforme non vuole necessariamente dire che si può partecipare in ogni momento a riunioni: è importante programmare le videoconferenze e ricordarsi che mentre si è al computer a seguire la riunione non si può (e non si dovrebbe) far altro (pena l’affaticamento ancora maggiore e riduzione della performance!).

Pause: come nel lavoro “in presenza”, anche nel lavoro da remoto sarebbe importante fare una pausa, alzarsi, sgranchirsi le gambe (una bella passeggiata dal divano alla camera da letto, dalla finestra al lavandino…), riposare gli occhi e riposare la mente! Puoi praticare un po’ di mindfulness, o provare qualche posizione di yoga… Fare un esercizio di respirazione o semplicemente ascoltare una playlist rilassante!

Ci sono numerosi articoli interessanti sulla zoom fatigue, sulle cause e sulle strategie per limitarlo, di cui vi lascio volentieri i riferimenti alla fine di questo articolo.

Ora, se il tempo ve lo permette e anche il vostro lavoro, prendetevi il tempo in questa giornata così importante di riflettere sul vostro lavoro, sul vostro lavoro dei sogni, sul valore che ha nelle vostre vite e sull’impatto che ha portato nella vostra quotidianità. Cercato di trovare degli aspetti positivi, qualcosa di cui essere felici e se non lo trovate, beh: può essere il primo passo per cambiare!

BUON PRIMO MAGGIO!

RIFERIMENTI:

https://www.ionos.it/digitalguide/online-marketing/vendere-online/zoom-fatigue/

https://www.bbc.com/worklife/article/20200421-why-zoom-video-chats-are-so-exhausting

https://www.psychiatrictimes.com/view/psychological-exploration-zoom-fatigue

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