L’utilizzo dello smartphone: Rischiamo di diventarne dipendenti?

Articolo a cura di Michela Vezzoli. Ha ottenuto il suo Dottorato di Ricerca in Psicologia, Linguistica e Neuroscienze Cognitive con una tesi sull’utilizzo dei Big Data nella ricerca psicologica. Attualmente lavora come Assegnista di Ricerca presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Tra i suoi interessi di ricerca c’è lo studio dell’utilizzo problematico dello smartphone.

A cura di Michela Vezzoli. Ha ottenuto il suo Dottorato di Ricerca in Psicologia, Linguistica e Neuroscienze Cognitive con una tesi sull’utilizzo dei Big Data nella ricerca psicologica. Attualmente lavora come Assegnista di Ricerca presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Tra i suoi interessi di ricerca c’è lo studio dell’utilizzo problematico dello smartphone.

L’utilizzo dello smartphone permea la nostra quotidianità. In Italia, l’83% della popolazione possiede uno smartphone e, in media, gli italiani passano circa più di 2 ore utilizzandolo (We Are Social & Hootsuite, 2018). Anche nella popolazione italiana più giovane, l’uso dello smartphone è diventato estremamente comune: l’86% degli adolescenti tra gli 11 e i 17 anni afferma di utilizzare lo smartphone tutti i giorni e che, in media, essi hanno ricevuto il loro primo smartphone all’età di 11 anni (Doxa Kids & Telefono Azzurro, 2016). La maggior parte di noi porta il suo smartphone ovunque e lo utilizza per svolgere la maggior parte delle attività lavorative e del tempo libero. Se ci riflettete, sono numerose le attività che possono essere eseguite attraverso lo smartphone: rispondiamo ai messaggi, controlliamo le e-mail, facciamo degli acquisti, cerchiamo informazioni, guidiamo verso una destinazione, ci rilassiamo giocando a Candy Crush e molti altri. Come potete immaginare, abbiamo tanti motivi per usare il nostro smartphone e diventa sempre più innegabile il fatto che lo smartphone abbia trasformato radicalmente le nostre vite offrendoci servizi senz’altro utili.

Vista la pervasività dell’utilizzo dello smartphone nelle nostre vite, non sorprende che negli ultimi dieci anni sia stata condotta molta ricerca per comprendere se l’utilizzo eccessivo dello smartphone sia legato a possibili effetti avversi. In generale, quello che è emerso da diversi studi è che l’uso problematico dello smartphone si associa a problematiche di varia natura, anche di tipo psicologico. Nella letteratura di riferimento, l’utilizzo problematico dello smartphone è stato definito come l’incapacità dell’individuo a regolare l’utilizzo dello strumento che, in alcuni casi, comporta delle conseguenze negative per l’individuo, sia a livello cognitivo che comportamentale, individuale e sociale. Diverse ricerche hanno riscontrato che l’utilizzo problematico dello smartphone è legato alla compromissione delle capacità di controllo inibitorio, delle capacità attentive e a un aumento dell’impulsività. L’uso eccessivo dello smartphone ha un effetto sul nostro benessere psicologico. Diversi studi, da questo punto di vista, hanno evidenziato come usare eccessivamente e in maniera incontrollata lo smartphone sia associato alla manifestazione di stati depressivi, di ansia e a bassi livelli di autostima. Altri studi hanno riscontrato che l’ansia sociale e la solitudine sono associate ad alti livelli di utilizzo problematico dello smartphone. L’uso smoderato dello smartphone è anche associato a un aumento dei conflitti interpersonali, a scarse capacità sociali e minore intelligenza emotiva. Inoltre, è stato evidenziato anche che l’utilizzo problematico dello smartphone possa avere un impatto negativo sul progresso accademico e al successo individuale.

In generale, i risultati riscontrati in questi studi giustificano la preoccupazione riguardo le potenziali conseguenze negative dell’uso problematico dello smartphone e, quindi, sulla possibilità di considerarlo come una vera e propria dipendenza. Di fatto, alcuni ricercatori hanno concettualizzato l’uso problematico come una forma di dipendenza tecnologica caratterizzata da un modello comportamentale simile, ma non uguale, alle dipendenze da sostanze. Tant’è vero che la maggior parte dei questionari che misurano l’utilizzo problematico dello smartphone sono stati creati prendendo in considerazione i criteri diagnostici della dipendenza da sostanze come riportarti nel DSM-5 (ossia, il manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali). Tuttavia, altri autori, sebbene riconoscano l’associazione tra uso problematico dello smartphone e problematiche cognitive e comportamentali, hanno sottolineato che concettualizzare l’uso problematico come forma di dipendenza sia un’operazione ingiustificata. Billieux e i suoi colleghi (2015), in particolare, hanno sottolineato che le evidenze empiriche relative alle somiglianze comportamentali e neurobiologiche tra uso problematico dello smartphone e dipendenza da sostanze siano incoerenti tra loro. Essi sostengono che la tolleranza, i tentativi infruttuosi di ridurre e controllare l’uso e la perdita di controllo, che sono alcune delle espressioni tipiche della dipendenza da sostanze, non sembrano manifestarsi nell’uso eccessivo dello smartphone. Per questi motivi, ad oggi, il riconoscimento dell’uso problematico dello smartphone come disturbo clinico simile ad altre forme di dipendenza è oggetto di forte dibattito. Basta pensare al fatto che né il DSM-5 né l’ICD-11 considerano l’utilizzo problematico dello smartphone come dipendenza comportamentale per comprendere la presenza di tale dibattito. Poiché, al momento, la ricerca non supporta il fatto che “dipendenza” sia un termine corretto per descrivere i problemi associati all’uso problematico dello smartphone, diversi ricercatori scoraggiano addirittura di utilizzare l’espressione “smartphone addiction”. Quindi, lo stato dell’arte della ricerca sull’uso problematico dello smartphone evidenzia l’importanza e la necessità di ulteriori indagini finalizzate a comprendere se l’utilizzo problematico dello smartphone possa essere considerato o meno come una dipendenza.

Sebbene esistano alcuni parallelismi tra dipendenza comunemente concepita e uso problematico dello smartphone, vari ricercatori hanno messo in guardia contro i rischi di considerare i comportamenti eccessivi e ripetuti quotidianamente come elementi diagnostici di dipendenza comportamentale. Il rischio maggiore che si corre infatti è di generare false epidemie di pseudopazienti, erroneamente identificati, e di patologizzare comportamenti comuni: se così fosse molte delle attività che troviamo divertenti e coinvolgenti sarebbero oggetto di dipendenza. Se ci pensate, molte persone (tra cui molto probabilmente noi stessi) utilizzano lo smartphone per numerose ore al giorno, ma in modo produttivo, ad esempio per lavoro, per la scuola, per organizzare ed eseguire le nostre attività. Secondo Panova e Carbonell (2018), prima di patologgizzare i comportamenti legati all’utilizzo della tecnologia, come l’utilizzo dello smartphone, è essenziale analizzarli nel contesto in cui si manifestano e comprendere le motivazioni che li sottendono.

Billieux, J., Schimmenti, A., Khazaal, Y., Maurage, P., & Heeren, A. (2015). Are we overpathologizing everyday life? A tenable blueprint for behavioral addiction research. Journal of Behavioral Addictions, 4(3), 119–123. https://doi.org/10.1556/2006.4.2015.009.

Doxa Kids & Telefono Azzurro (2016). Il tempo del web. Adolescenti e genitori online. https://azzurro.it/wp-content/uploads/2020/08/TADoxaKids-Febbraio-2016-Il-tempo-del-web.pdf.

Panova, T., & Carbonell, X. (2018). Is smartphone addiction really an addiction? Journal of Behavioral Addictions, 7(2), 252–259. https://doi.org/10.1556/2006.7.2018.49.

We Are Social & Hootsuite. (2018). Global Digital. https://hootsuite.com/it/pages/digital-in-2018

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